Fausto, Ottavio Sampietro

Oltre la linea d’ombra
arida mi sembrava la Puglia
paterna
e la materna Roma, un’avventura
immaginata. Ma diverso ero sempre,
nessuna linfa antica
sembrava mai fluire dalla mia voce;
troppo chiara la mente,
l’anima era fatta di sogni
e una superbia ignara
falsava il mio andare leggero.
In eroi narrati amavo
l’ardimento di vivere:
Robin-Errolflynn-Hood, Taras Bulba
e, il capitano Mac Whirr –
Ritagliavo miei angoli di vita
nascosti tra le foto gloriose
del Falzàrego
del gigante Izòard; sulle cronache
radio ( echi
nel riposo pomeridiano
colti dalle finestre per le strade
della città di mare)
solitario seguivo i voli solitari di Fausto
Coppi. Una volta lo vidi.
Diretto a una partenza in un chiaro silenzio
scivolava via piano oltre le teste e le voci
di una piccola folla;
sorrideva tra sè appena, nell’aria
quasi autunnale del primo mattino.
Era un’ora furtiva nel mio quartiere,
finiva una stagione.
Così vicino, e lontano,
rimane ancora il volto
quel volto giovane,
chiuso nella caparbia malinconia
della vittoria, fermo istante rubato.

Ottavio Sampietro